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Il Diario di Castrovillari pubblica la notizia della partecipazione di Elisabetta Favale al Salone Nazionale dell'Imprenditoria Femminile di Torino.

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Una chiacchierata con Fabio Bartolomei sul suo ultimo libro: We Are Family. 

copertina we are family

Ho conosciuto Fabio nelle sue vesti di copywriter, è stato, alcuni anni fa, mio docente al master di scrittura pubblicitaria; lo ritrovo scrittore di un libro sulla famiglia e sull’amore, un libro sui sogni che, se supportati da valori veri, non possono che avere un risvolto positivo. Un libro che non lascia spazio al superfluo, al materiale ma solo alle cose che possono dare una felicità duratura. Perché ho deciso di parlare con Fabio di questo libro? Perché mi sento molto Al (il protagonista), rincorro caparbiamente il sogno di poter realizzare i miei desideri, di poter davvero “contaminare” gli altri con questa mia idea di condivisione, perché credo che oggi più che mai dobbiamo concederci di sognare con la lucida consapevolezza che solo questo può aiutarci a invertire la rotta, a vivere la vita migliore per noi.

(Elisabetta Favale)

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 Elisabetta: Fabio, il tuo è un libro che racconta una famiglia vera, una famiglia dove contano i sentimenti, dove i legami sovrastano tutto il resto,  oggi c’è bisogno di ricordare questi sentimenti, se potessi prendere una frase di We Are Family e leggerla a reti unificate quale sceglieresti? 

 Fabio: Lasciamo perdere i messaggi a reti unificate. Mi piace pensare che i prossimi che sentiremo saranno esclusivamente quelli del capo dello stato a capodanno. Scelgo una frase apparentemente poco significativa ma che racchiude un grande valore: “Ai Santamaria non manca niente”. Perché i Santamaria, poveri e tartassati, si bastano e sanno come rendersi felici.

 Elisabetta: Tu hai lavorato come copywriter, quindi  ti è capitato di dover “creare x spingere i consumi”, questo fa la pubblicità! Invece il tuo libro parla di tutto tranne che di beni materiali. Agnese fa i maglioni ai figli con lana riciclata, fa il ciambellone con ingredienti poco costosi (ma è buonissimo comunque) conflitto di interessi? (Fabio in realtà ha smesso di fare il copy più di un anno fa!)

 Fabio: Come pubblicitario ho anche lavorato moltissimo per campagne sociali che avevano l'unico scopo di informare o chiedere sostegno per associazioni umanitarie. I consumi non mi hanno mai entusiasmato, me ne infischio delle mode, butto via le cose solo quando mi si disintegrano tra le mani e se ne fossi capace mi farei molto volentieri dei maglioni con la lana riciclata. Riutilizzare, dare una seconda possibilità alle materie prime, mi sembra una gran bella cosa.

 Elisabetta: Io sono una ottimista a tutti i costi, in questo mi sento molto come Al che trasfigura Raul il ladro e lo fa diventare esperto serramentista, secondo te quanto conta l’ottimismo nel successo di un progetto e nei rapporti con gli altri?

 Fabio: Molto! Io fondamentalmente sono ottimista perché trovo molto noiosi i pessimisti. Cercare il lato positivo delle cose, fa bene. È una forma di resistenza e di opposizione. È la ricerca continua dell'ultima (e poi dell'ultimissima) risorsa prima di abbattersi.

 Elisabetta: Io mi occupo di servizi alle famiglie, vedo intorno a me mamme e papà schiacciati dal peso dei sensi di colpa perché non riescono a passare il giusto tempo con i figli, ma anche nonni che fanno fatica a trovare un equilibrio in modelli familiari molto diversi dai loro. Agnese è una casalinga, sarebbe stata la “mamma più bella e brava del mondo” se fosse stata una manager?

 Fabio: Non credo che sia impossibile ma certo è molto difficile. Un manager che riesce a essere anche il genitore più bravo del mondo ha tutto il mio rispetto. Io non ci riuscirei, sarei costretto a fare una scelta. Sicuramente è vero che conta la qualità del tempo che si passa insieme ma se il lavoro di manager è quello che conosco io (orari stressanti, weekend a rischio, riunioni serali e impegni improrogabili sempre in coincidenza di feste, recite o saggi) direi che è inutile prendersi per i fondelli.

 Elisabetta: Alcuni promemoria di Al: «Depositare la paghetta settimanale su un conto svizzero. [...] La cosa più importante del mondo è il posto fisso. [...] La democrazia parlamentare è bella ma non funziona. [...] Cercare lavoro fa male, dovrebbe essere lui a cercare te altrimenti ti viene la faccia sbagliata.» Quale di questi è il più importante, quello da non dimenticare per te?

 Fabio: Mi piacciono tutti. Forse ne terrei a mente uno che non hai citato: “Fare felice una femmina è facile. Ricordati di farlo ogni giorno. Per il tuo bene”.

 Elisabetta:Non è possibile rendere felice il genere umano tutto insieme. Quella per la salvezza del mondo è una battaglia che si combatte casa per casa.” Mi fai un commento?

 Fabio: Questo è un delirio del piccolo Al Santamaria che si crede investito del compito di salvare il mondo. La verità nel fondo di questo delirio è che le rivoluzioni partono dal basso. Credo nelle famiglie felici che rendono migliore il paese e non nel paese che rende felici le famiglie. Se qualcuno, dati alla mano, riesce a confutare questa tesi gli offro una cena.

 Elisabetta:  Roberta chiede ad Al:

 Cosa significa per te "amore?"

[...]"Significa che non ho dubbi, che tutte le domande hanno la stessa risposta. Chi voglio? Te. Cosa voglio fare? Te. Dove voglio andare? Te. Cosa voglio mangiare? Te".

La priorità di Al è chiara: l’amore della sua famiglia e per la sua famiglia. Per questo sacrifica le sue ambizioni. Secondo te se diventasse un cartone animato i bambini lo considererebbero un eroe?

 Fabio: Non lotta contro i mostri, non sferra calci volanti e non conosce mosse segrete. La vedo male.

 Elisabetta: La curiosità dovrebbe essere tipica dei bambini, ma secondo te i bambini di oggi cosa hanno in comune con i bambini di ieri?

 Fabio: Hanno in comune la curiosità, l'incoscienza, e spesso la capacità di sognare un mondo che farebbe felici anche gli adulti. Sento dire “i bambini di oggi sono più svegli\non sanno divertirsi\...” dai primi anni Settanta. La verità è che il nostro unico punto fermo è proprio l'infanzia.

 Elisabetta: Ultima domanda, mentre leggevo We are family pensavo di continuo a Vernon God Little. Al è la versione positiva, vincente (nonostante tutto) di Vernon?

 Fabio: Ho letto Vernon God Little circa dieci anni fa. Sono 305 pagine. Se mi dai il tempo di rileggerle ti rispondo con cognizione di causa.

 Fabio è autore di altri due bellissimi libri: La Banda degli invisibili che affronta ancora i temi dell’amicizia, dell’amore, dei valori che rendono la vita degna di essere vissuta! I protagonisti però sono un gruppo di anziani che, nonostante gli acciacchi e le difficoltà legate all’età e alle scarse risorse economiche, non hanno perso la voglia di vivere. L’altro libro invece è Giulia 1300 e altri miracoli, qui troviamo ancora una volta un protagonista che, nella sua assoluta incoscienza cerca di inseguire i suoi desideri, incarna un po’ l’italiano di oggi, insoddisfatto e in cerca di rivalsa.

 

Gamma Donna, a Torino l'arte di re-inventarsi è rosa!

Questo il titolo di un bell'articolo pubblicato su Tiscali Piemonte. Storie di donne coraggiose... mi fa piacere essere considerata tale! Elisabetta Favale

Leggi tutto su www.tiscali.it

50 SFUMATURE DI ROSA.

questo il titolo che Reteconomy ha voluto dare ad una intervista fatta in occasione del Salone Nazionale dell'Imprenditoria Femminile di Torino 2013.

Guarda su www.reteconomy.it

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